Le intolleranze alimentari
di Lidia Craparo,
nutrizionista del "Centro Donna George Sand"
pubblicato il 08/04/14
"Che l'alimento sia la tua medicina e la tua medicina sia il tuo alimento,
ma gli alimenti possono diventare anche veleno" (Ippocrate)
Per definire i disturbi legati all’ingestione di cibo, il termine generico utilizzato è quello di “reazione avversa al cibo”. Una classificazione proposta dalla
European Academy of Allergology and Clinical Immunology, introduce la distinzione tra reazioni tossiche e non tossiche: le prime sono causate dalla presenza di tossine nell’alimento ingerito; le seconde, invece, dipendono dalla suscettibilità dell’individuo e si suddividono in
allergie e intolleranze.
Con termine
“intolleranza o Ipersensibilità Alimentare” si intende indicare una serie di reazioni ostili che l’organismo ha nei confronti del cibo e che risultano essere differenti dalle
“Allergie Alimentari” perché
non producono Shock Anafilattico e di solito
non rispondono ai tradizionali Test Allergici cutanei. Non provocano quasi mai delle reazioni violente ed immediate nell'organismo, e quindi spesso non sono direttamente collegabili all’assunzione del cibo che le determina.
Le condizioni sintomatologiche connesse alle intolleranze alimentari si manifestano con una sintomatologia più o meno sfumata:
stanchezza, meteorismo, dolori articolari, nausea, asma, diarrea, infezioni ricorrenti, dolori addominali postprandiali, cefalee, riniti, congiuntiviti, e con modificazioni cutanee del tipo di orticaria, pelle secca, eczemi, dermatiti, psoriasi. Sono poi spesso correlate a disordini del peso corporeo con variazioni sia in eccesso sia in difetto.
Esse originano a livello intestinale, avendo come presupposto un'irritazione della mucosa di tale distretto, ma non provocano produzione di Anticorpi e raramente hanno come effetto la produzione di Istamina. Le intolleranze Alimentari sono riconducibili all'accumulo nel tempo delle sostanze responsabili di Ipersensibilità, fino ad un livello che ad un certo punto supera la
"dose soglia". A causa di questo periodo di latenza, spesso risulta difficile accettare e comprendere come si possa "improvvisamente" diventare Intolleranti ad un cibo comunemente introdotto quotidianamente.
Queste reazioni inoltre non sono sempre immediate, ma si presentano da 1 a 36 ore dopo l'assunzione del cibo in questione. Per avere dei miglioramenti del quadro sintomatologico, è necessario astenersi rigorosamente per almeno 2-3 mesi dall'assunzione del cibo incriminato.
Le Intolleranze, viste come una rottura dell’equilibrio cibo-ospite, si insediano comunque in un organismo predisposto geneticamente o con uno sbilanciamento della barriera intestinale. Un peso importante rivestono la carica Antigenica dell’Alimento, l’età dell'individuo, gli insulti al Sistema Immunitario.